ARCHIVI

Nell’ambito del processo di riforma della pubblica amministrazione, con l’introduzione della tutela della privacy e quale riflesso di una tendenza europea nel corso degli anni novanta, è nata l’esigenza di riformare il sistema di gestione documentale delle pubbliche amministrazioni. Sono state introdotte regole precise per la corretta gestione e conservazione dei documenti; con esse l’archivio pubblico ha assunto una rilevanza mai avuta in precedenza.

Il quadro legislativo ha obbligato ogni pubblica amministrazione a ordinare, tutelare e salvaguardare i propri archivi, che, sin dalla loro formazione, sono riconosciuti come beni culturali. Tale accezione è introdotta nel 2004 dal D. Lgs. n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio”. I documenti d’archivio sono tutelati per la loro rilevanza storica e culturale, in quanto rappresentazione e testimonianza di un’attività che, svolta a fini di prova o di memoria, può essere preservata solo se selezionata e conservata con precise metodiche.

Gli archivi e i singoli documenti sono dichiarati ex lege inalienabili e fatti rientrare nel cd "demanio culturale".

Inoltre si stabilisce che la vigilanza generale sulla gestione degli archivi sia esercitata dalla Soprintendenza archivistica competente per territorio.

La normativa distingue gli archivi in archivio corrente, di deposito e storico.

L’archivio corrente è il complesso dei documenti relativi ad affari e a procedimenti amministrativi in corso di istruttoria e di trattazione o comunque verso i quali sussista un interesse attuale per lo svolgimento di attività istituzionali.

L’archivio di deposito è il complesso dei documenti relativi ad affari e a procedimenti amministrativi conclusi, che richiedono una consultazione poco frequente.

L’archivio di deposito è, di norma, collocato in locali diversi da quelli dell’archivio corrente per non ostacolarne la gestione.

L’archivio storico è il complesso di documenti relativi a pratiche chiuse da più di quarant’anni (art. 30, co. 4 D. Lgs. n. 42/2004). E’ soggetto ad una particolare forma di tutela.

 

Gli interventi in Enas

L’Ente Autonomo del Flumendosa, oggi confluito nell’Enas (Ente Acque della Sardegna), è stato istituito con la funzione di concorrere allo sviluppo sociale ed economico della Sardegna, mediante la costruzione di opere idrauliche per “la razionale utilizzazione delle acque del Bacino Idrografico del Medio e Basso Flumendosa per irrigazione, uso potabile e produzione di forza motrice”. Da subito ha iniziato a produrre e conservare i documenti redatti nello svolgimento delle proprie funzioni.

Gli archivi testimoniano l’attività, la progettualità, le competenze specifiche e la storia dell'Ente. Appare evidente come costituiscano un importante patrimonio documentale per la storia della Sardegna.

Data la mancanza di locali idonei all’archiviazione, i documenti accumulati, a partire dal 1995, sono stati progressivamente trasferiti e conservati presso sedi periferiche e, in particolare, in due palazzine realizzate dall’Ente negli anni ’60 nel villaggio che ospitava le famiglie dei lavoratori della centrale idroelettrica di Santu Miali, in territorio di Furtei.

Nel corso del 2009 é stato predisposto un programma di iniziative finalizzate a tutelare, salvaguardare e valorizzare il ruolo dei documenti esistenti, a partire da quelli conservati nelle palazzine di Santu Miali, rese idonee alla conservazione documentale. Con il contributo metodologico della Soprintendenza archivistica regionale della Sardegna,  si è creata una prima sezione separata di archivio storico,  attraverso il censimento dei documenti depositati, lo scarto dei documenti eliminabili, l’individuazione e catalogazione dei documenti storici.

All’interno dell’ente, In attuazione delle disposizioni del DPR 445 del 2000, è stata istituita un’Area organizzativa omogenea e individuato il Responsabile del sistema di protocollo, dell’archivio e dei flussi documentali. Il decreto stabilisce che “ciascuna amministrazione individua, nell’ambito del proprio ordinamento, gli uffici da considerare ai fini della gestione unica o coordinata dei documenti per grandi aree organizzative omogenee, assicurando criteri uniformi di classificazione e archiviazione, nonché di comunicazione interna tra le aree stesse”.

Nel 2011 è stato completato il censimento dei documenti custoditi a Santu Miali ed è stato creato un database che consente di individuare la collocazione dei singoli documenti. I documenti storici individuati assumono una consistenza pari a 2871 unità archivistiche per complessivi 205,68 metri lineari, oltre agli elaborati grafici.

Nel 2012, la RAS ha finanziato un progetto per il censimento e la catalogazione dei fondi librari, documentari e archivistici.

Nel 2013 sono iniziati una serie di interventi finalizzati a completare la sezione separata di archivio storico dei documenti prodotti dall’Ente Autonomo del Flumendosa, conclusi nel mese di agosto 2015.. Restano ancora da inventariare altri documenti storici ed elaborati grafici stimati in 1211 pezzi, per complessivi 84 metri lineari, , riferibili alla prima attività progettuale dell’Ente Autonomo del Flumendosa.

 

Il fondo si trova in buono stato di conservazione ed i documenti sono stati trasferiti e accorpati in un unico ambiente appositamente dedicato. La sua classificazione digitale e la facile individuazione conseguente lo rendono di estremo interesse per attività di ricerca specifiche e per le iniziative istituzionali delle diverse amministrazioni